martedì 3 giugno 2014

Verily So - Islands (Recensione)

Stavolta veramente è così.
Dopo due anni di pausa ritornano i Verily So.
Due lunghi anni intervallati da progetti paralleli (Luca ha dato vita a Barrens, Simone a Small Giant e Marialaura ha scritto canzoni per un progetto di prossima pubblicazione) e l’ingresso di Antonio Laudazi (Orhorho) alla batteria, hanno portato una vitale trasformazione alla loro immagine di partenza. Infatti, la scelta del gruppo nella produzione del nuovo album è stata di apportare giuste modifiche alle sonorità, nell’ottica di un progetto più maturo e autentico.
Islands” il titolo del nuovo album, un concentrato di storie che ci scaraventano addosso emozioni alle quali non si può rimanere indifferenti.

L’intima immagine che riesce a rivelarsi dopo un primo ascolto, è quella di quattro “labbra” che riunitesi dopo un periodo di scorrimento, cercano di dar voce a racconti che hanno abitato nelle loro anime e che ci vengono ora offerte per appagare la nostra sete di curiosità.

Testi, storie rivelatrici che aspettavano solo una loro musica, più distorta, wave e shoegaze.

Un suono più elegante, che allontanatosi dal superato profilo tendenzialmente folk, disegna alla perfezione la capacità di  distaccarsi dai vecchi desideri, per approdare finalmente a un’isola altrimenti inaccessibile.

Parte così la liberazione con la prima storia “To Behold”.
Il singolo, che viene presentato sulle scene del film "Carnival Of Souls" del 1962 e di cui si consiglia ovviamente la visione, racchiude nel testo, nelle lineari distorsioni e nella soave voce della Specchia, l’intero concept dell’album: l’incomunicabilità, l’incapacità di trovare la simultaneità di tempi e sentimenti che chiaramente porteranno a dirsi addio. (“you said I love you and I say goodbye”.).

E se a regnare tra le storie è questa eterea incomunicabilità, riesce invece benissimo al gruppo  la trasmissione delle sensazioni che da essa derivano, grazie a wave e shoegaze, a suoni che hanno un giusto equilibrio tra il lisergico e  il dolce, a chitarra, basso e batteria che riescono a sfumarsi in modo impeccabile sulla voce che con il suo timbro riesce a stemperare ogni cosa.

 I Verily So riescono a trasmettere, e in modo del tutto naturale, tristezza e amore, desiderio e speranza, come in “Never Come Back” e  “Sudden Death”,  nelle quali la pioggia, elemento quasi catartico, spinge ad andare avanti, ad arrivare il più lontano possibile, in un luogo ideale dove far nascere qualcosa di nuovo.

Ed ecco che dolce e ritmata arriva la catarsi con “Ode To The Night”, che continua con il dolce pianto del pianoforte di Federico Ciompi in “Not At All”, dove smentire i sentimenti sembra essere l’unica via per arrivare al finale amaro.


Finale che  in “Nothing in The Middle” riesce con le due voci, l’una cavernosa, l’altra leggera, a renderci l’amarezza più sostenibile, in vista dell’ultima, trasognata “Islands”. 

L’isola dove musica e voce sono un tutt’uno, proprio come la nostalgia e la tristezza che paralizzano, riuscendo a non farci dimenticare nulla.


E se le fiabe  insegnano che ogni isola ha il suo tesoro, lasciateci dire allora che qui ne troverete otto in un colpo solo. Che la caccia inizi dunque, per chi ha tutte le intenzioni di diventare un ascoltatore carico di emozioni indicibili, di cui l’album si fa mirabile portavoce.
Intanto noi vi diciamo addio, voi ...



L'album si ascolta e scarica gratuitamente qui.

Voto : ◆◆◆◆◆
Label: V4V-Records / W//M


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